Buongiorno. Lunedì 9 ottobre. L’inizio della seconda settimana di ottobre è segnato chiaramente dalle tensioni geopolitiche provenienti dal Medio Oriente, dove gruppi nella regione hanno attaccato gli insediamenti israeliani al confine con la Striscia di Gaza, determinando l’inizio di un conflitto che chiaramente influirà sui mercati nelle prossime settimane e mesi.
La prima reazione, ovviamente, è l’aumento del prezzo. Come prevedibile, l’aumento del prezzo del petrolio è legato alla paura di una possibile escalation del conflitto, con il possibile coinvolgimento di altri paesi della zona mediorientale. Allo stesso tempo, si rafforza l’indice sul dollaro. Mentre il mercato obbligazionario è chiuso per il Columbus Day, i mercati azionari futuri reagiscono negativamente a questa notizia sull’attacco e l’inizio del conflitto.
I principali indici azionari stanno perdendo valore, con il Dow Jones in calo di 40 punti, l’indice dell’Asp in calo di 55 punti e il NASDAQ in calo di 65 punti. Vedremo come apriranno i mercati, ma la giornata si preannuncia volatile, nonostante fosse terminata in positivo venerdì grazie al dato molto atteso sul mercato del lavoro.
Il dato sul mercato del lavoro ha sorpreso positivamente, con l’aggiunta di 336.000 posti di lavoro in settembre, nettamente superiore alle attese di 170.000. Tuttavia, nonostante questa notizia avrebbe dovuto influire negativamente sui mercati azionari, questi hanno reagito positivamente. Questo è dovuto al fatto che il tasso di disoccupazione, sebbene leggermente superiore alle attese al 3,8%, e l’aumento dei salari, un indicatore chiave per l’inflazione, che è salito solo dello 0,2% anziché dello 0,3% atteso, hanno mitigato le preoccupazioni inflazionistiche. I mercati guardano con attenzione l’andamento dei salari poiché un loro aumento potrebbe generare inflazione. D’altro canto, salari più alti portano a un aumento della domanda di beni.
I dati più attesi questa settimana riguardano l’indice dei prezzi al consumo (PCE) e l’indice dei prezzi al consumo (CPI), in particolare il nucleo dell’inflazione, escludendo il petrolio e i prodotti alimentari, che è il dato più seguito dalla Federal Reserve per le sue politiche. Sarà interessante vedere come si evolveranno le tensioni in Medio Oriente e come reagiranno i mercati a questi dati macroeconomici.
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